“Liberi di partire, liberi di restare”, incontro/testimonianza al Liceo Fiorentino

Domenica 24 settembre si celebra la 109a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Il manifesto della Giornata riprende il testo del Messaggio di Papa Francesco “Liberi di scegliere se migrare o restare”, in cui emerge il desiderio «di promuovere una rinnovata riflessione su un diritto non ancora codificato a livello internazionale: il diritto a non dover emigrare, ossia – in altre parole – il diritto a poter rimanere nella propria terra. La natura forzata di molti flussi migratori attuali obbliga ad una considerazione attenta delle cause delle migrazioni contemporanee. Il diritto a rimanere è precedente, più profondo e più ampio del diritto ad emigrare. Esso include la possibilità di essere partecipi del bene comune, il diritto a vivere in dignità e l’accesso allo sviluppo sostenibile, tutti diritti che dovrebbero essere effettivamente garantiti nelle nazioni d’origine attraverso un esercizio reale di corresponsabilità da parte della comunità internazionale».

Poiché presenti a Lamezia per la celebrazione di questa giornata, in collaborazione con l’associazione Pax Christi, venerdì 22 settembre alle ore 10.00 gli studenti di alcune classi del Liceo Classico-Artistico “F. Fiorentino” hanno incontrato, nel cortile della scuola, Padre Daniele Moschetti e Appiah Kwasi. Un incontro intenso e partecipato, nonostante il caldo, ha reso gli studenti attenti uditori di interessanti esperienze e poi interlocutori coinvolti nelle vicende ascoltate.

Padre Daniele Moschetti, sacerdote, missionario comboniano, prima con i baraccati di Nairobi (Kenya) di Kibera e Korogocho, poi in Sud Sudan, un Paese letteralmente distrutto da una terribile guerra civile, nel 2017 inviato negli Usa dove insieme ad altri missionari di altre congregazioni religiose ha portato avanti un ministero di Giustizia, Pace e Riconciliazione presso le Nazioni Unite e il Parlamento americano. Attualmente Padre Daniele è presidente dell’associazione “Black and White” che opera a Castel Volturno (Caserta), dove la popolazione è più del 50% immigrata, soprattutto africana.

Definisce l’immigrazione una sfida epocale per il mondo attuale, una sfida per questa e per le generazioni future! Come missionario a servizio del continente Africano si sente chiamato al servizio dell’Africa e dei fratelli e sorelle di altri continenti, che vengono a “casa nostra”. E si sente ancora in Africa a Castel Volturno, perché basta uscire di casa e trova centinaia e migliaia di Africani intorno a sé! Padre Daniele ci ha ricordato che in Italia i migranti sono 5milioni e ottocentomila, un numero che è rimasto invariato da circa 10 anni. Dal 2014 gli immigrati in Italia non crescono, una informazione autentica ci consentirebbe di stare più tranquilli e non creare allarmismi.  Quindi il termine “emergenza migranti” oggi usato, per affrontare questa situazione è inadeguato. Al contrario si può parlare di “emergenza dell’emigrazione”, poiché abbiamo 26 milioni di italiani all’estero, soprattutto giovani laureati. La questione riguarda soprattutto il sud Italia, dal quale molti giovani partono per motivi di studio e/o di lavoro, una condizione che ci accomuna con i migranti africani.

Il suo augurio è quello di una “inversione di rotta”, che consenta a tutti gli africani il diritto di muoversi come gli europei, senza dover partire nell’illegalità e diventare clandestini, poi vittime del caporalato, resi schiavi e privati della dignità e dei diritti fondamentali. Il suo consiglio è quello di entrare in “empatia”, di entrare nelle scarpe e nella vita degli “altri”, come condizione necessaria per relazionarsi con chi arriva in Italia, con un vissuto drammatico addosso.

Come la drammatica esperienza di Appiah Kwasi, venuto in Italia, dal Ghana. La sua famiglia, coltivatori di caffè e cacao, non ha avuto la possibilità di far studiare gli otto figli, per questo Appiah, come altri giovani, ha lasciato la sua famiglia e iniziato la sua migrazione, in cerca di lavoro e condizioni di vita migliori per lui, per i suoi fratelli e i suoi genitori.  Impiega 5 giorni per attraversare i confini col Burkina Faso, poi col Niger, fino al deserto del Sahara. Nell’attraversare il deserto su 49 persone solo 9 sono sopravvissute. Anche Appiah ha pensato che non ce l’avrebbe fatta, però non poteva tornare indietro. Finalmente arriva in Libia, come tanti, viene messo in carcere per diversi mesi, finché non riesce a scappare e arrivare a Tripoli. Inizia a lavorare come muratore, poi qualcuno lo contatta invitandolo a partire per l’Italia, promettendo condizioni di vita migliori. Deve però pagare 1.500 dollari. Tutto quello che aveva. Lui, come tanti s’imbarca, nella speranza di non morire durante il viaggio. Ce la fa, arriva a Lampedusa e ora si trova a Castel Volturno.

Tanti altri non ce l’hanno fatta!

“Liberi di partire, liberi di restare”: “affinché ogni migrazione possa essere frutto di una scelta libera, siamo chiamati ad avere il massimo rispetto della dignità di ogni migrante; ciò significa accompagnare e governare nel miglior modo possibile i flussi, costruendo ponti e non muri. Ovunque decidiamo di costruire il nostro futuro, nel Paese dove siamo nati o altrove, l’importante è che lì ci sia sempre una comunità pronta ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare tutti, senza distinzione e senza lasciare fuori nessuno.”